BILANCIO SOCIALE 2023
Nel corso del 2023 l’impatto sanitario e sociale strettamente correlato alla diffusione del Covid ha continuato progressivamente ad allentarsi, ma la situazione di crisi generale continua ad essere acuta sul versante sanitario, sociale, politico, geopolitico ed economico e le difficoltà ricadono specialmente sulle fasce più deboli della popolazione. I contagi da Covid sono drasticamente diminuiti e hanno impatti sempre più contenuti, ma accedere alle cure sanitarie e sociali, ad una istruzione di qualità, ad opportunità di crescita lavorativa e di reddito è invece sempre più complesso e difficile. Tutte le difficoltà pratiche ed economiche della passata pandemia fanno sentire ancora gli effetti sui cittadini più deboli e il conflitto Russia – Ucraina e quello Israelo – Palestinese che non accennano ad un avvio verso la pace, complicano ancora di più la situazione: alcune fasce della popolazione risultano sempre più impoverite, anche quelle che non si percepivano a rischio e riuscivano a mantenere un dignitoso equilibrio socio economico, mentre quelli che erano già poveri sono progressivamente scivolati nella povertà estrema.
Tutti questi fattori hanno avuto un impatto devastante soprattutto sulle fasce più deboli: peggioramento nella già iniqua distribuzione delle risorse; difficoltà nel mantenimento dell’occupazione; forte rallentamento nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa; concentrazione di risorse e di attenzioni sulle vittime della guerra in Ucraina spesso a discapito di altre vittime che scappano da altre guerre oggi meno “sentite”; sostituzione delle politiche sociali attive – già deboli e confuse – con distribuzione a pioggia di bonus, sussidi e sconti fiscali che, pur necessari in molti casi, spesso non mirano ai beneficiari i più “bisognosi” e comunque non producono processi virtuosi di riduzione dei fattori di rischio a lungo termine, ma costituiscono soltanto una “toppa” nell’immediato e su un tessuto fortemente lacerato. La drastica riduzione nell’erogazione del reddito di cittadinanza in assenza di una concreta opportunità di inclusione lavorativa di quelli che lo percepivano consente una previsione ancora più cupa, in particolare per i “veri” bisognosi.
Purtroppo tutta questa incertezza, confusione ed imprevedibilità con la quale si è chiuso il 2023 avrà una lunga coda che condizionerà sicuramente anche tutto il 2024, anche in considerazione della problematica cornice entro la quale tutto questo avviene: aumento vertiginoso del debito pubblico, ripristino dei parametri della UE sul contenimento della spesa, assenza di una ripresa economica stabile: c’è da sperare che non sarà il sociale a pagare un conto troppo salato proprio in una fase in cui, invece, aumentano le richieste di intervento.
Al di là degli slogan che riducono la portata della crisi e ne prefigurano un superamento quasi magico, anche per una sopravvalutazione degli effetti economici del PNRR, è sicuramente più realistico ed opportuno iniziare a pensare e a programmare cambiamenti strutturali nell’ambito del sociale che a partire dalla fine del 2024 e sicuramente dal 2025 implementino politiche sociali che consentano approcci innovativi ai fenomeni sociali sui quali siamo impegnati. Se riusciremo a capitalizzare l’opportunità trasformativa spesso disponibile nelle fasi fortemente critiche come quella attuale, si potrebbe riuscire anche a superare quegli ostacoli che finora sono sempre stati percepiti come insuperabili.
Per innescare questo processo virtuoso è fondamentale che le nostre organizzazioni agiscano la loro funzione al contempo in due direzioni: da una parte agire all’interno della relazione con le persone avvicinate e/o prese in carico nei servizi rivitalizzandone la percezione della cittadinanza attiva, stimolando l’attivazione delle proprie potenzialità anche attraverso l’accesso ai diritti come alternativa ad attingere in modo inattivo alle forme di passiva assistenzialità; e dall’altra potenziare la funzione socio politica delle nostre organizzazioni con la possibilità di contribuire tramite proposte concrete, realizzabili e sostenibili affinché il processo sopra delineato prenda forma e si consolidi.
Le aree sulle quali la cooperativa è impegnata (DIPENDENZE E CONSUMI; MINORENNI; INCLUSIONE SOCIALE; IMMIGRAZIONE E TRATTA; CARCERE ED ESECUZIONE PENALE) sono particolarmente vulnerabili in quanto non sono settori ancora saldamente ancorati ai sistemi di accreditamento e quindi alle voci stabili dei bilanci degli enti locali e non sono sostenuti da forti lobby che ne curino gli interessi, ma rappresentano invece quegli spazi d’intervento nevralgici che se ben gestiti possono contenere le recidive nel reato, realizzare percorsi di accompagnamento verso l’inclusione sociale e lavorativa stabile, arricchire i percorsi formativi e di crescita di chi ha poche e scarse opportunità, sostenere chi corre rischi correlati ad un debole controllo nei consumi di sostanze o in difficoltà per altre forme di dipendenze: insomma, un campo purtroppo sempre più vasto e affollato, ma con un potenziale trasformativo altissimo, dove la presenza continua e qualificata dei nostri operatori fa spesso la differenza per la qualità della vita di molte persone che vengono accompagnate verso un superamento virtuoso di specifiche fasi critiche della loro vita.
La Riforma del Terzo Settore che ci ha visto transitare a marzo 2022 nel RUNTS (registro unico degli enti del terzo settore) è ormai conclusa nei suoi passaggi formali principali e, insieme alla sentenza n. 131/2020 della Corte Costituzionale, potrebbe rappresentare un’occasione per ridefinire il rapporto tra gli enti del Terzo Settore e la Pubblica Amministrazione in un’ottica di corresponsabilità sulla co-programmazione e sulla co-progettazione delle politiche e delle azioni sociali, superando appunto i rigidi ruoli rispettivamente di committenti e gestori di servizi sociali. Le prime esperienze di coprogettazione non sono state particolarmente virtuose, faticano a superare il vecchio paradigma basato sul rapporto pubblico-privato che dovrebbe invece essere superato e l’intero processo sembra più un escamotage per evitare il classico bando che non uno sforzo per delineare nuove procedure di affidamento consentite dalla recente normativa. Il compito al quale le nostre organizzazioni sono chiamate è quello di arginare questa deriva e tentare di sfruttare tutte le potenzialità trasformative previste dalle recenti leggi in materia.
Ancora ci si aspetta molto dai legislatori in termini di risultati spendibili nei percorsi di cura, accompagnamento o di inclusione delle persone coinvolte in alcuni fenomeni, ad esempio: modifica dei Decreti Sicurezza per gli immigrati; deflazionamento delle presenze negli Istituti Penitenziari; revisione della normativa sui consumi di sostanze e la stabilizzazione dei servizi preposti sui territori; previsione di azioni stabili per l’inclusione delle persone che hanno maggiori difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro, considerato anche il fallimento dei servizi per l’impiego per i cittadini in generale, ma in particolare per le persone seguite dai nostri servizi. I primi segnali del governo in carica non sembrano facilitare e rendere più efficaci gli interventi su questi fenomeni, troppo spesso tendono ad aggiungere reati e aumentare le pene, resistono nel riconoscere vecchi e nuovi diritti e l’accoglienza delle persone è sempre più orientata a realizzare contenimento e isolamento invece di inclusione e presa in carico territoriale.
Per essere protagonisti nel processo sopra descritto e riuscire a condizionare le scelte strategiche che inevitabilmente saranno all’ordine del giorno sin dai prossimi mesi dell’agenda politica sia nazionale che locale, le nostre organizzazioni dovranno continuare ad investire in progettazione (sempre più innovativa e sperimentale); in formazione del personale (sia specifica nei diversi settori per curare la professionalità e la crescita, ma anche aspecifica per condividere una visione del sociale e gli obiettivi da raggiungere); nella tessitura di reti (per incrinare l’autoreferenzialità che caratterizza molte organizzazioni del Terzo Settore, compromettendone la qualità del messaggio) favorendo invece tutte quelle forme di fare comune che arricchiscono, pur nelle difficoltà dettate dalle differenze. Sarà importante anche investire in modo consistente nella comunicazione, per veicolare messaggi non solo agli addetti ai lavori ma anche alle altre fasce di popolazione, in modo da trasmettere il senso del nostro lavoro e del suo valore per la collettività, oltre che per le persone seguite dai servizi.
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BILANCIO SOCIALE 2022
Il 2022 è passato sulla scia degli anni precedenti: caratterizzati da crisi acute sul versante sanitario, sociale, politico e geopolitico. I contagi da Covid sono diminuiti e hanno impatti sempre più contenuti, ma sono sempre abbastanza diffusi anche se l’emergenza è stata dichiarata cessata. Tutte le difficoltà pratiche ed economiche della passata pandemia fanno sentire ancora gli effetti sui cittadini più deboli e il conflitto Russia – Ucraina, che non accenna ad un avvio verso la pace, complica ancora di più la situazione: alcune fasce della popolazione risultano sempre più impoverite, anche quelle che non si percepivano a rischio e riuscivano a mantenere un dignitoso equilibrio socio economico, mentre quelli che erano già poveri sono progressivamente scivolati nella povertà estrema.
Tutti i servizi nell’ambito del sociale e del socio-sanitario hanno ripreso con fatica la loro programmazione, sospesa durante le fasi più acute della pandemia, tentando di tornare a rispondere ai bisogni più emergenti delle persone in contatto con i servizi. La gestione di questa complessa fase di transizione verso un assetto difficilmente prevedibile è possibile grazie alla disponibilità, solidarietà, professionalità di tutti, ma è anche dovuta alla forte propensione all’innovatività e alla sperimentazione di nuove pratiche operative, caratteristiche che emergono in molte strutture e che si rintracciano in tanti operatori impegnati nella nostra organizzazione.
Tutti questi fattori hanno avuto un impatto devastante soprattutto sulle fasce più deboli: peggioramento nella già iniqua distribuzione delle risorse; difficoltà nel mantenimento dell’occupazione; forte rallentamento nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa; concentrazione di risorse e di attenzioni sulle vittime della guerra in Ucraina spesso a discapito di altre vittime che scappano da altre guerre oggi meno “sentite”; sostituzione delle politiche sociali attive – già deboli e confuse – con distribuzione a pioggia di bonus, sussidi e sconti fiscali che, pur necessari in molti casi, spesso non mirano ai beneficiari i più “bisognosi” e comunque non producono processi virtuosi di riduzione dei fattori di rischio a lungo termine, ma costituiscono soltanto una “toppa” nell’immediato e su un tessuto fortemente lacerato. La prospettiva dell’interruzione dell’erogazione del reddito di cittadinanza in assenza di una concreta opportunità di inclusione lavorativa degli attuali percettori consente una previsione ancora più cupa, in particolare per i “veri” bisognosi.
Purtroppo tutta questa incertezza, confusione ed imprevedibilità con la quale si è chiuso il 2022 avrà una lunga coda che condizionerà sicuramente anche tutto il 2023 e la cornice nella quale tutto questo avviene è a sua volta problematica visto l’aumento vertiginoso del debito pubblico (nell’emergenza sembra che il danaro sia infinito, ma presto bisognerà programmare il contenimento della spesa e speriamo che non sia il sociale a pagare il conto) e la progressiva lacerazione del tessuto socio economico.
Al di là degli slogan che prefigurano un ritorno quasi magico alla normalità al cessare delle crisi in corso e per gli effetti economici del PNRR, è sicuramente più realistico ed opportuno iniziare a pensare e a programmare cambiamenti strutturali nell’ambito del sociale che a partire dalla fine del 2023 e sicuramente dal 2024 implementino politiche sociali che consentano approcci innovativi ai fenomeni sociali sui quali siamo impegnati. Se riusciremo a capitalizzare l’opportunità trasformativa spesso disponibile nelle fasi fortemente critiche come quella attuale, si potrebbe riuscire anche a superare quegli ostacoli che finora sono sempre stati percepiti come insuperabili.
Per innescare questo processo virtuoso è fondamentale che le nostre organizzazioni agiscano la loro funzione al contempo in due direzioni: da una parte agire all’interno della relazione con le persone avvicinate e/o prese in carico nei servizi rivitalizzandone la percezione della cittadinanza attiva, stimolando l’attivazione delle proprie potenzialità anche attraverso l’accesso ai diritti come alternativa ad attingere in modo inattivo alle forme di passiva assistenzialità; e dall’altra potenziare la funzione socio politica delle nostre organizzazioni con la possibilità di contribuire tramite proposte concrete, realizzabili e sostenibili affinché il processo sopra delineato prenda forma, evitando che in assenza di una forte e competente pressione, si verifichi il rischio altissimo che si riattivino le dinamiche preesistenti alle emergenze passate o ancora in corso.
Le aree sulle quali la cooperativa è impegnata (DIPENDENZE E CONSUMI; MINORENNI; INCLUSIONE SOCIALE; IMMIGRAZIONE E TRATTA; CARCERE ED ESECUZIONE PENALE) sono particolarmente vulnerabili in quanto non sono settori ancora saldamente ancorati ai sistemi di accreditamento e quindi alle voci stabili dei bilanci degli enti locali e non sono sostenuti da forti lobby che ne curino gli interessi, ma rappresentano invece quegli spazi d’intervento nevralgici che se ben gestiti possono contenere le recidive nel reato, realizzare percorsi di accompagnamento verso l’inclusione sociale e lavorativa stabile, arricchire i percorsi formativi e di crescita di chi ha poche e scarse opportunità, sostenere chi corre rischi correlati ad un debole controllo nei consumi di sostanze o in difficoltà per altre forme di dipendenze: insomma, un campo purtroppo sempre più vasto e affollato, ma con un potenziale trasformativo altissimo, dove la presenza continua e qualificata dei nostri operatori fa spesso la differenza per la qualità della vita di molte persone.
La Riforma del Terzo Settore che ci ha visto transitare a marzo 2022 nel RUNTS (registro unico degli enti del terzo settore) è ormai conclusa nei suoi passaggi formali principali e, insieme alla sentenza n. 131/2020 della Corte Costituzionale, potrebbe rappresentare un’occasione per ridefinire il rapporto tra gli enti del Terzo Settore e la Pubblica Amministrazione in un’ottica di corresponsabilità sulla programmazione e sulla coprogettazione delle politiche e delle azioni sociali anziché di semplici committenti e gestori di servizi sociali.
Ancora ci si aspetta molto dai legislatori in termini di risultati spendibili nei percorsi di cura, accompagnamento o di inclusione delle persone coinvolte in alcuni fenomeni, ad esempio: modifica dei Decreti Sicurezza per gli immigrati; deflazionamento delle presenze negli Istituti Penitenziari; revisione della normativa sui consumi di sostanze e la stabilizzazione dei servizi preposti sui territori; previsione di azioni stabili per l’inclusione delle persone che hanno maggiori difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro, considerato anche il fallimento dei servizi per l’impiego per i cittadini in generale, ma in particolare per le persone seguite dai nostri servizi. I primi segnali del governo in carica non sembrano facilitare e rendere più efficaci gli interventi su questi fenomeni, troppo spesso tendono ad aggiungere reati e aumentare le pene, resistono nel riconoscere vecchi e nuovi diritti e l’accoglienza delle persone è sempre più orientata a realizzare contenimento e isolamento invece di inclusione e presa in carico territoriale.
Per essere protagonisti nel processo sopra descritto e riuscire a condizionare le scelte strategiche che inevitabilmente saranno all’ordine del giorno sin dai prossimi mesi dell’agenda politica sia nazionale che locale, le nostre organizzazioni dovranno continuare ad investire in progettazione (sempre più innovativa e sperimentale); in formazione del personale (sia specifica nei diversi settori per curare la professionalità e la crescita, ma anche aspecifica per condividere una visione del sociale e gli obiettivi da raggiungere); nella tessitura di reti (per incrinare l’autoreferenzialità che caratterizza molte organizzazioni del Terzo Settore, compromettendone la qualità del messaggio) favorendo invece tutte quelle forme di fare comune che arricchiscono, pur nelle difficoltà dettate dalle differenze. Sarà importante anche investire in modo consistente nella comunicazione, per veicolare messaggi non solo agli addetti ai lavori ma anche alle altre fasce di popolazione, in modo da trasmettere il senso del nostro lavoro e del suo valore per la collettività, oltre che per le persone seguite dai servizi.
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BILANCIO SOCIALE 2021
Il 2021 è passato sulla scia del 2020: anni dirompenti dal punto di vista sociale e politico. A tutte le difficoltà pratiche ed economiche della pandemia-ancora attiva anche se attenuata- a seguire si è aggiunta anche la devastazione dell’invasione della Russia in Ucraina: spazzate via abitudini individuali e collettive, stravolti punti di riferimento all’interno delle piccole e grandi comunità locali, impoverite fasce della popolazione che non si percepivano a rischio, scivolate nella povertà estrema i già poveri che prima riuscivano, invece, a mantenere un dignitoso equilibrio socio economico.
Tutti i servizi nell’ambito del sociale e del socio-sanitario hanno lentamente ripreso la loro programmazione, sospesa durante le fasi più acute della pandemia, tentando di tornare a rispondere ai bisogni più emergenti delle persone in contatto con i servizi, anche se ancora lontani dal rientrare pienamente in linea con le attività precedenti al 2020. La gestione di questa complessa fase di transizione verso un assetto difficilmente prevedibile è possibile grazie alla disponibilità, solidarietà, professionalità di tutti, ma è anche dovuta alla forte propensione all’innovatività e alla sperimentazione di nuove pratiche operative, caratteristiche che emergono in molte strutture e che si rintracciano in tanti operatori impegnati nella nostra organizzazione.
Questi e tutti gli altri cambiamenti intervenuti a causa della diffusione del virus, ma anche, successivamente, in conseguenza agli effetti della guerra in corso, hanno avuto un impatto devastante soprattutto sulle fasce più deboli: peggioramento nella già iniqua distribuzione delle risorse; difficoltà nel mantenimento dell’occupazione; forte rallentamento nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa; concentrazione di risorse e di attenzioni sulle vittime della guerra in Ucraina spesso a discapito di altre vittime che scappano da altre guerre oggi meno “sentite”; sostituzione delle politiche sociali attive – già deboli e confuse – con distribuzione a pioggia di bonus, sussidi e sconti fiscali che, pur necessari in molti casi, spesso non mirano ai beneficiari i più “bisognosi” e comunque non producono processi virtuosi di riduzione dei fattori di rischio a lungo termine, ma costituiscono soltanto una “toppa” nell’immediato e su un tessuto fortemente lacerato.
Purtroppo tutta questa incertezza, confusione ed imprevedibilità con la quale si è chiuso il 2021 avrà una lunga coda che condizionerà sicuramente anche tutto il 2022 e la cornice nella quale tutto questo avviene è a sua volta problematica: instabilità di governo, aumento vertiginoso del debito pubblico (nell’emergenza sembra che il danaro sia infinito, ma presto bisognerà programmare il contenimento della spesa e speriamo che non sia il sociale a pagare il conto), progressiva lacerazione del tessuto socio economico a cui si aggiungerà la confusione che inevitabilmente si produrrà con l’avvicinarsi delle prossime elezioni politiche ed amministrative del 2023.
Al di là degli slogan che prefigurano un ritorno quasi magico alla normalità al cessare della pandemia e della guerra, è sicuramente più realistico ed opportuno iniziare a pensare e a programmare cambiamenti strutturali nell’ambito del sociale che a partire dalla fine del 2022 e sicuramente dal 2023 implementino politiche sociali che consentano approcci innovativi ai fenomeni sociali sui quali siamo impegnati. Se riusciremo a capitalizzare l’opportunità trasformativa spesso disponibile nelle fasi fortemente critiche come quella attuale, si potrebbe riuscire anche a superare quegli ostacoli che finora sono sempre stati percepiti come insuperabili.
Per innescare questo processo virtuoso è fondamentale che le nostre organizzazioni agiscano la loro funzione al contempo in due direzioni: da una parte agire all’interno della relazione con le persone avvicinate e/o prese in carico nei servizi rivitalizzandone la percezione della cittadinanza attiva, stimolando l’attivazione delle proprie potenzialità anche attraverso l’accesso ai diritti come alternativa ad attingere in modo inattivo alle forme di passiva assistenzialità; e dall’altra potenziare la funzione socio politica delle nostre organizzazioni con la possibilità di contribuire tramite proposte concrete, realizzabili e sostenibili affinché il processo sopra delineato prenda forma, evitando che in assenza di una forte e competente pressione, si verifichi il rischio altissimo che si riattivino le dinamiche preesistenti all’emergenza.
Le aree sulle quali la cooperativa è impegnata (DIPENDENZE E CONSUMI; MINORI E INCLUSIONE SOCIALE; IMMIGRAZIONE; ORIENTAMENTO E INSERIMENTO LAVORATIVO; CARCERE ED ESECUZIONE PENALE) sono particolarmente vulnerabili in quanto non sono settori ancora saldamente ancorati ai sistemi di accreditamento e quindi alle voci stabili dei bilanci degli enti locali e non sono sostenuti da forti lobby che ne curino gli interessi, ma rappresentano invece quegli spazi d’intervento nevralgici che se ben gestiti possono contenere le recidive nel reato, realizzare percorsi di accompagnamento verso l’inclusione sociale e lavorativa stabile, arricchire i percorsi formativi e di crescita di chi ha poche e scarse opportunità, sostenere chi corre rischi correlati ad un debole controllo nei consumi di sostanze o in difficoltà per altre forme di dipendenze: insomma, un campo purtroppo sempre più vasto e affollato, ma con un potenziale trasformativo altissimo, dove la presenza continua e qualificata dei nostri operatori fa spesso la differenza per la qualità della vita di molte persone.
Da alcuni provvedimenti presi dal governo negli ultimi mesi ci si aspettava molto di più in termini di risultati spendibili nei percorsi di inclusione delle persone coinvolte in alcuni fenomeni, ad esempio dalla modifica dei Decreti Sicurezza per gli immigrati, o dai provvedimenti previsti dai DPCM in merito al deflazionamento delle presenze negli Istituti Penitenziari: in realtà è cambiato veramente troppo poco. Siamo inoltre in attesa di altri provvedimenti ida molto tempo ma, non sembrano realizzarsi: la revisione della normativa sui consumi di sostanze e la stabilizzazione dei servizi preposti sui territori, o la previsione di azioni stabili per l’inclusione delle persone che hanno maggiori difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro, considerato anche il fallimento dei servizi per l’impiego per i cittadini in generale, ma in particolare per le persone seguite dai nostri servizi. Alcune novità in questo ambito sono rappresentate dalla Conferenza Nazionale sulle droghe, che finalmente il governo ha realizzato a fine 2021 a Genova dopo molti anni di latitanza dal fenomeno dei consumi, a seguito della quale ci si aspetta una revisione degli approcci al fenomeno e al sistema dei servizi. Altra novità è la quasi conclusione della Riforma del Terzo Settore che ci ha visto transitare a marzo 2022 nel RUNTS (registro unico degli enti del terzo settore) che, insieme alla sentenza n. 131/2020 della Corte Costituzionale, potrebbe rappresentare un’occasione per ridefinire il rapporto tra gli enti del Terzo Settore e la Pubblica Amministrazione in un’ottica di corresponsabilità sulla programmazione e sulla coprogettazione delle politiche e delle azioni sociali anziché di semplici committenti e gestori di servizi sociali.
Per essere protagonisti nel processo sopra descritto e riuscire a condizionare le scelte strategiche che inevitabilmente saranno all’ordine del giorno sin dai prossimi mesi dell’agenda politica sia nazionale che locale, le nostre organizzazioni dovranno continuare ad investire in progettazione (sempre più innovativa e sperimentale); in formazione del personale (sia specifica nei diversi settori per curare la professionalità e la crescita, ma anche aspecifica per condividere una visione del sociale e gli obiettivi da raggiungere); nella tessitura di reti (per incrinare l’autoreferenzialità che caratterizza molte organizzazioni del Terzo Settore, compromettendone la qualità del messaggio) favorendo invece tutte quelle forme di fare comune che arricchiscono, pur nelle difficoltà dettate dalle differenze; e infine dovranno investire molto anche nella comunicazione, per veicolare messaggi non solo agli addetti ai lavori ma anche alle altre fasce di popolazione, in modo da trasmettere il senso del nostro lavoro e del suo valore per la collettività, oltre che per le persone seguite dai servizi.
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BILANCIO SOCIALE 2020
Nel lavoro di ricerca e analisi dei dati relativi alla nostra organizzazione finalizzato alla redazione del bilancio sociale del 2020, oltre che quelli del bilancio di esercizio, sono stati gli elementi costitutivi della nostra organizzazione ad essere analizzati e “contati” per metterne in luce il loro valore.
Abbiamo voluto utilizzare un aforisma per ogni capitolo del lavoro, per rappresentare il nostro approccio metodologico e gli strumenti a nostra disposizione nel lavoro di elaborazione del bilancio.
Per quanto riguarda l’introduzione, siamo voluti partire da “La frase più pericolosa in assoluto è abbiamo sempre fatto così”, perché rappresenta certamente un approccio mentale che rischia di permeare il lavoro sociale, ma rispetto al quale ci poniamo con maggiore consapevolezza e che sempre più abbiamo volontà e capacità di mettere in discussione.
È molto faticoso farlo, perché affrontare cose nuove rappresenta sempre un carico di lavoro importante, ma è sicuramente molto stimolante e utile.
Il documento sull’identità, che rappresenta la nostra storia, è introdotto dalle parole “Esperienza è il nome che tutti danno ai propri errori”. Dal 1985 sono molti infatti i cambiamenti che abbiamo subito, altrettanti quelli che abbiamo deciso e governato, ma siamo in grado di tenere bene il filo degli eventi.
Per la parte dedicata al valore aggiunto, “Misurate ciò che è misurabile e rendete misurabile ciò che non lo è” rappresenta una guida fondamentale che ci induce a dare conto in maniera accurata del nostro bilancio, soprattutto per quanto riguarda i compensi del personale e l’aderenza ad una serie di indicatori che rappresentano il nostro benessere.
Infine, per la parte dedicata alla relazione sociale la frase “Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato” è stata scelta anche in maniera un po’ provocatoria, poiché sempre più forte è la necessità di tenere conto, di misurare i nostri interventi ed il loro gradimento, anche attraverso le relazioni che sviluppiamo all’interno e all’esterno.
I principi di cui abbiamo tenuto conto nella redazione del bilancio sociale sono quelli che guidano il nostro fare quotidiano e le nostre prospettive in termini di obiettivi: Responsabilità, Identificazione, Trasparenza, Inclusione, Coerenza, Neutralità, Competenza di periodo, Prudenza, Comparabilità, Comprensibilità, chiarezza ed intelligibilità, Periodicità e ricorrenza, Omogeneità, Utilità, Significatività e rilevanza, Verificabilità dell’informazione, Attendibilità e fedele rappresentazione.
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