DOCUMENTO su EMERGENZA UCRAINA a cura del gruppo migranti del CNCA-Lazio
Come operatrici ed operatori dell’Accoglienza e dei Servizi rivolti ai cittadini di Paesi Terzi del gruppo CNCA Lazio Migrazioni, abbiamo ritenuto necessario riflettere e confrontarci sulla gestione dell’emergenza in atto, legata alla guerra in Ucraina, ed infine di condividere il nostro punto di vista che vediamo ancora poco presente nella narrazione attuale. Siamo consapevoli di non essere meri e neutri erogatori di servizi alla luce del fatto che la cura dell’altro è politica.
Il tema delle migrazioni e del diritto di asilo è stato costantemente utilizzato dai governi che si sono succeduti in senso demagogico, trattando i flussi migratori come un susseguirsi di emergenze e pertanto attraverso decreti legge, nati per ottenere deroghe e forzature. La criminalizzazione dell’idea di migrazione, la criminalizzazione della solidarietà, l’esternalizzazione delle frontiere e il coinvolgimento di Frontex nei respingimenti sono solo alcuni elementi che delineano la gestione delle politiche migratorie nel nostro Paese.
È possibile gestire l’immigrazione e l’accoglienza superando un approccio esclusivamente “emotivo” che alimenta la sensazione di invasione senza considerare il reale numero di immigrati e rifugiati presenti.
Riteniamo che la cultura sull’immigrazione viene creata proprio dal sistema di accoglienza che si realizza, attraverso la metodologia e gli strumenti che si sceglie di utilizzare.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina e la grande mobilitazione europea, che ha messo in campo strategie e risorse finora mai attuate, neanche per le recenti crisi umanitarie come quella Afghana, anche l’Italia e le sue Istituzioni hanno predisposto sforzi finora mai prospettati per la gestione dei flussi migratori. Come operatrici e operatori del settore, e come organizzazioni attive per la tutela e il potenziamento dei diritti delle persone in condizioni di fragilità, fra cui i migranti sono forse quelli con ancor meno diritti, abbiamo accolto molto favorevolmente questo sforzo. D’altra parte, però è evidente il trattamento diverso che le istituzioni dell’Unione Europea e nazionali hanno riservato ai profughi ucraini rispetto ai profughi provenienti da altre aree di conflitto, creando corsie “preferenziali” nell’ingresso alle frontiere, nei tempi e nelle procedure di regolarizzazione, nelle prassi attuate dalle Questure e dalle Prefetture, nell’accesso al sistema di accoglienza ed ai servizi sanitari, nella facilitazione nell’utilizzo dei mezzi di trasporto, nei programmi televisivi dedicati i bambini. Le nuove direttive offrono una protezione forte ai rifugiati ucraini, misura di cui non hanno beneficiato migranti che fuggivano da altre guerre, dal Sudan per citare un esempio. I percorsi “preferenziali” in favore dei cittadini Ucraini si stanno realizzando penalizzando chi era già in attesa. Chi aspettava un documento, un appuntamento, un posto letto, una casa, un supporto, dovrà aspettare ancora, e ancora più tempo. Questi trattamenti differenziati e selettivi rispondono a logiche discriminanti ed inique la cui priorità non è la garanzia dei diritti umani e del diritto di asilo.
Le applicazioni operative degli indirizzi governativi per l’accoglienza dei 107 mila profughi ucraini in circa 2 mesi stanno creando un sistema discriminatorio basato sulla provenienza geografica, generando disparità di diritti, a danno di altri fragili.
La dicotomia è inaccettabile, non vi possono essere diritti contrapposti a favore di alcuni ma a detrimento di altri; chi fugge da una guerra è profugo a prescindere dal luogo da cui fugge, dal colore della pelle e dalla religione di appartenenza.
Vogliamo fortemente considerare la corale risposta e disponibilità all’accoglienza espressa da Istituzioni e Cittadini come un passo verso il superamento di quei paradigmi che hanno considerato le migrazioni come un fenomeno emergenziale, come un tema di sicurezza nazionale, relegando l’Accoglienza all’interno di una visione caritatevole piuttosto che di diritto. La gestione dell’Emergenza Ucraina ha dimostrato che l’Europa può intervenire tempestivamente fornendo protezione a chi fugge da una guerra, riteniamo però che il tema dell’Asilo debba essere basato su un livello razionale e pragmatico, non emozionale come sta attualmente accadendo.
Se ci si è finalmente accorti di quanto sia importante l’accoglienza, allora che possa essere garantita a tutti, con le stesse risorse, gli stessi strumenti e le stesse modalità senza lasciare alle frontiere o nelle strade chi sta fuggendo da altre guerre e da altre povertà. Senza dimenticare inoltre chi dall’Ucraina è ad oggi impossibilitato a fuggire, chi è costretto a combattere, perché sotto legge marziale.
Fino a quando la risposta all’attuale emergenza sarà attuata a discapito di altri fragili continueremo a voler manifestare il nostro disagio, prima di tutto come cittadine e cittadini ed anche come operatrici e operatori. Insisteremo nel portare le nostre istanze sui tavoli pubblici e alla politica. Fino a quando gli interventi di potenziamento della capacità di accoglienza non saranno equi e concreti, non potremo essere partecipi dell’attuale narrazione indulgente dell’Italia accogliente.
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